Pescarenico: un villaggio di pescatori, che ha mantenuto integro il suo fascino nel tempo.
Luoghi manzoniani a Lecco: il borgo di Pescarenico
Pescarenico è l’unica località che Alessandro Manzoni indica precisamente nei Promessi Sposi e Pescarenico è davvero incantevole se la si guarda dalla sponda opposta del fiume Adda in cui si specchia, incorniciata dalle montagne lecchesi.
Pescarenico era un villaggio di pescatori e oggi conserva ancora il fascino di un tempo: i vicoli si snodano attorno alla centrale Piazza Era e lungo l’Adda si vedono le barche che colorano la riva. Camminare per Pescarenico significa riassaporare immagini e profumi di un tempo.
Con l’immaginazione potreste incontrare Renzo e Lucia che insieme ad Agnese si incamminano verso la foce del Bione, torrente che scorre vicino a Pescarenico, pronti a prendere la barca per fuggire da Don Rodrigo.
Famosissimo e ricco di struggente pathos il brano “Addio monti sorgenti dall’acque”, che Lucia piange nel suo intimo mentre si allontana in barca lungo l’Adda, vedendo sullo sfondo il suo amato e caro paese di Lecco.
Oppure Padre Cristoforo che passeggia andando al suo convento.
Bozza illustrazione per l’edizione dei Promessi Sposi del 1840, Biblioteca Braidense
Immagine di copertina: © Emilio Buzzella
Pescarenico – Cap. IV
È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare. (…) Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il sole s’alzava dietro il monte, si vedeva la sua luce, dalle sommità de’ monti opposti, scendere, come spiegandosi rapidamente, giù per i pendii, e nella valle. Un venticello d’autunno, staccando da’ rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere, qualche passo distante dall’albero. A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancor tesi, brillavan le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta ne’ campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. La scena era lieta.
Addio Monti Sorgenti – Cap. VIII
Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.
Articolo aggiornato il 9 Giugno 2022 da eccoLecco
Pescarenico Piazza Era, 10 – Lecco