La storia di Lecco parte da lui: Azzone Visconti
Azzone Visconti: al suo nome si lega Lecco medievale, borgo fortificato
Azzone Visconti (Milano, 7 dicembre 1302 – Milano, 16 agosto 1339) lega il suo nome a Lecco, o forse è meglio dire che Lecco è fortemente legata ad Azzone Visconti che, nel suo decennio in qualità di Signore di Milano (1329-1339), nel 1336 ha reso il borgo una piazzaforte importante, facendo costruire il ponte omonimo sul fiume Adda e la cinta muraria che racchiudeva il castello ovvero l’attuale centro storico.
Lecco oggi offre la ricchezza storica di questo passato con quanto resta di visibile:
- il vallo delle mura
- la Torre Viscontea, ciò che resta del Castello di Lecco menzionato da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi
- il ponte Azzone Visconti, conosciuto anche ponte vecchio
Un sistema di fortificazione che prevedeva l’accesso al borgo fortificato mediante tre porte:
- Porta Milano, l’attuale vicolo Torre, contiguo alla Torre Viscontea
- porta di Vianova, attuale inizio di Via Bovara,
- Porta Santo Stefano sotto la Basilica di San Nicolò
Altro segno evidente del governo di Azzone Visconti e della Signoria di Milano fino al 1395, poi con Gian Galeazzo divenuta Ducato di Milano, è lo stemma nobiliare che raffigura un biscione con in un bocca un umano. Lo stemma in marmo è murato sulla torre del Palazzo delle Paure, sul lato che si affaccia su piazza XX Settembre.
Stemma Famiglia Visconti: curiosità
Diverse sono le ipotesi che descrivono le origini della raffigurazione del biscione, noi qui citiamo quella che riguarda direttamente la persona di Azzone Visconti.
Correva l’anno 1323 e Azzone comandava l’esercito milanese impegnato in una guerra contro Firenze. Le truppe milanesi, in attesa di porre sotto assedio la città si erano accampate nella brughiera attorno a Pisa. Azzone, stanco per la lunga guerra, appoggiò il cimiero sul prato, si sdraiò al riparo delle piante e si addormentò. Mentre riposava, una vipera si intrufolò nel suo cimiero. Al risveglio Azzone, si mise il cimiero e la vipera, invece di morderlo come sarebbe stato logico, uscì da una fenditura e sibilando se ne andò tra l’erba. Mentre i suoi uomini che osservarono la scena erano terrorizzati, Azzone, mostrò coraggio e freddezza e per ricordare l’episodio, decise di raffigurare la vipera nello stemma della casata.
Lo stesso Dante fa menzione del biscione nella sua Divina Commedia scrivendo “la vipera che il milanese accampa” (La Divina Commedia, Purgatorio, Canto VIII )
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Articolo aggiornato il 8 Giugno 2022 da eccoLecco