I Promessi Sposi
Riassunto Capitolo 16
Renzo è riuscito a liberarsi dagli sbirri (vedi riassunto capitolo 15 Promessi Sposi) ma ora deve scappare via da quel luogo e trovare un rifugio sicuro e vuole andare fuori dal ducato di Milano, perché ormai il suo nome era presente nei “libracci“.
Aveva ipotizzato come rifugio “quel paese nel territorio di Bergamo, dov’era accasato quel suo cugino Bortolo“.
Renzo però non sa da che porta uscire per andare a Bergamo, può chiedere aiuto a qualcuno, ma pensa che deve “allontanarsi in fretta di lì: che la strada se la farebbe poi insegnare, in luogo dove nessuno sapesse chi era, né il perché la domandasse”.
Ringraziato i suoi liberatori, prende “la rincorsa, e via; dentro per un vicolo, giù per una stradetta“, galoppa “per un pezzo, senza dar sospetto” e inizia a guardare qua e là per scegliere la persona a cui porre la richiesta di informazioni. Alla fine la trova, segue le indicazioni e si trova in piazza del Duomo e poi “adagio adagio, fischiando in semitono, arriva alla porta“.
Renzo “con un’aria indifferente, gli occhi bassi, e con un andare tra il viandante e uno che vada a spasso, uscì, senza che nessuno gli dicesse nulla; ma il cuore dentro faceva un gran battere“.
“Cammina, cammina; trova cascine, trova villaggi, tira innanzi senza domandarne il nome; è certo d’allontanarsi da Milano, spera d’andar verso Bergamo; questo gli basta per ora. (…)
I suoi pensieri erano, come ognuno può immaginarsi, un guazzabuglio di pentimenti, d’inquietudini, di rabbie, di tenerezze; era uno studio faticoso di raccapezzare le cose dette e fatte la sera avanti, di scoprir la parte segreta della sua dolorosa storia, e sopra tutto come avean potuto risapere il suo nome“.
Ma il pensiero maggiore è trovare la strada e “dopo aver camminato un pezzo, si può dire, alla ventura” capisce che deve chiedere aiuto e lo fa con il primo viandante “la cui fisionomia” gli va a genio, che gli dice che è fuori strada se deve andare a Bergamo.
Renzo “aveva fatte forse dodici miglia, che non era distante da Milano più di sei; e in quanto a Bergamo, era molto se non se n’era allontanato” e allora gli viene in mente di trovare il nome di qualche paese vicino al confine, che sia raggiungibile per strade comunali.
Ma in Renzo cresce anche “il bisogno di ristorar le sue forze” e così, nel vedere una casuccia solitaria, decide di entrarvi. Una vecchietta gli offre “un po’ di stracchino e del vin buono” e poi inizia a porgli domande “sui gran fatti di Milano” e dove fosse incamminato.
Al che Renzo “con molta disinvoltura” si schermisce dalla domande e porta la vecchia a farsi dire il nome di un paese vicino al confine: Gorgonzola.
Paga il conte, esce e “un’ora circa prima di sera” arriva a Gorgonzola.
Cammin facendo decide di effettuare un’altra fermata “per fare un pasto un po’ più sostanzioso“; gradirebbe anche un letto, ma convintamente non vuole un’osteria come luogo dove riposarsi.
Il suo intento è di informarsi presso un’osteria di quanto distasse il fiume Adda, al fine di incamminarvisi.
Trovata l’osteria, Renzo si siede ad un tavolo “vicino all’uscio” e chiede un boccone e un po’ di vino.
Non era solo, infatti c’erano “alcuni sfaccendati del paese” che commentavano le “gran notizie di Milano del giorno avanti” e pongono domande anche a Renzo.
Ma lui risponde che non ne sa nulla e alla domanda diretta sulla sua provenienza, prontamente dice “vengo da Liscate“, il nome di un paese che aveva incontrato lungo il suo cammino.
Quindi Renzo chiede quanto fosse distante l’Adda e gli rispondo “sei miglia“.
All’osteria arriva anche un mercante di Milano, che era solito fermarsi lì la notte. Diventa lui il destinatario di tutte le domande sui fatti di Milano.
Lui racconta con tanto di dettagli della folla davanti alla casa del signor vicario, del saccheggio ai forni, aggiungendo che dietro a questa sommossa ci fosse il cardinale francese per fare “dispetto alla corona di Spagna“.
Ma subito dice ai presenti che ha una notizia “data per certa“, ovvero che “la giustizia aveva acchiappato uno in un’osteria…“.
Renzo sobbalza, ma poi si contiene e continua ad ascoltare il mercante, il quale continua dicendo che costui predicava che venissero ammazzati tutti i signori, però poi la giustizia lo catturò, gli trovarono lettere, ma i suoi compagni di ronda all’osteria lo liberarono e lui è scappato.
“A Renzo quel poco mangiare era andato in tanto veleno. Gli pareva mill’anni d’esser fuori e lontano da quell’osteria, da quel paese; e più di dieci volte aveva detto a sè stesso: andiamo, andiamo. Ma quella paura di dar sospetto, cresciuta allora oltremodo, e fatta tiranna di tutti i suoi pensieri, l’aveva tenuto sempre inchiodato sulla panca. In quella perplessità, pensò che il ciarlone doveva poi finire di parlar di lui; e concluse tra sè, di moversi, appena sentisse attaccare qualche altro discorso“.
Al che Renzo chiama l’oste, paga il suo conto e si avvia verso l’uscio, passa la soglia e “a guida della Provvidenza” s’incammina verso la parte opposta rispetto a quella da cui era venuto.
Articolo aggiornato il 14 Luglio 2020 da eccoLecco