La presenza del narratore nei Promessi Sposi
Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi non ci racconta direttamente la sua storia, ma finge di avere trovato un manoscritto del Seicento, che racconta una bella storia ma scritta in maniera illeggibile, così decide di volersene fare editore, riservandosi però il diritto di ripulire il testo dalle incrostazioni retoriche del linguaggio secentesco.
– Ma, quando io avrò durata l’eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e l’avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla? – (I Promessi Sposi, introduzione)
Lo scrittore utilizza questo artificio per muoversi parallelamente su due piani narrativi distinti:
- la descrizione oggettiva dei fatti
- e l’intervento soggettivo del narratore che li commenta
Infatti accanto al primo narratore della storia di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, ovvero l’Anonimo Seicentesco, ne compare un secondo che tende a coincidere con l’autore.
Ne deriva quindi un binomio autore-narratore nel quale Manzoni “gioca” talvolta distanziandosi dal primo narratore criticandolo, talvolta avvicinandosi fino a quasi ad identificarsi con lui.
Si viene così a creare un rapporto comunicativo particolare con i lettori che seguono lo svolgersi delle vicende dall’esterno (si pensi ad esempio all’appello ai lettori).
Il narratore onnisciente e palese
Il narratore poi sa molto di più di quanto non ci sia nel manoscritto e rende conto della sua conoscenza, attraverso testimonianze e documenti.
Si può dire quindi che Manzoni sia un narratore onnisciente:
- conosce passato, presente e futuro
- è informato di avvenimenti che si svolgono contemporaneamente in luoghi diversi o inaccessibili per eventuali testimoni
- sa quello che pensano e sentono intimamente i personaggi
è un narratore che fa sentire sempre la sua presenza nel racconto, pur tuttavia i personaggi hanno una propria e ben definita caratterizzazione, infatti pensano e parlano secondo la loro mentalità e i loro registri linguistici, che sono diversi da quelli dell’autore.
Manzoni è anche un narratore palese:
- interviene continuamente ad illustrare antefatti e vicende anteriori dei personaggi (la storia di Padre Cristoforo e di Gertrude)
- illustra l’aspetto fisico ed il carattere dei personaggi
- descrive in modo particolareggiato gli scenari dell’azione
- informa sulle circostanze storiche e sui costumi dell’epoca
- spiega gli stati d’animo dei personaggi e le motivazioni del loro agire
Il narratore: giudizio implicito ed esplicito
Il narratore, nei Promessi Sposi, interviene sistematicamente a commentare e giudicare.
I commenti sono tante volte espliciti:
- “A questo mondo c’è giustizia, finalmente!“, per bocca di Renzo – Cap. III
Il narratore interviene un modo ironico dicendo “Tant’è vero che un uomo sopraffatto dal dolore non sa più quel che si dica“, mettendo così in netta evidenza una visione della situazione decisamente opposta a quella del personaggio in questione.
Ma forse sono più spesso impliciti, utilizzando metafore, paragoni, aggettivi:
- “la sventurata rispose” riferito alla monaca di Monza, “l’infame capriccio” di don Rodrigo, “il nostro povero montanaro” riferito a Renzo, la “santa fretta” di Ferrer, “il vortice attrasse lo spettatore“, “il fondaccio del tumulto“, “il sogghigno di compiacenza diabolica” del vecchio mal vissuto.
Tutti questi termini utilizzati dal narratore non sono in alcun modo neutri, anzi tratteggiano il giudizio, esplicito od implicito, ed orienta le reazioni del lettore poiché i fatti gli vengono mostrati già con un’interpretazione di pensiero, con un giudizio morale, religioso, politico. Il lettore non ha margini di ambiguità o equivocità, in quanto il narratore ha già tracciato il segno.
Il punto di vista dei personaggi
Nel corso del romanzo vediamo anche che Manzoni utilizza direttamente i personaggi ed il loro punto di vista, quindi anche noi lettori vediamo attraverso i loro occhi, viviamo le loro reazioni soggettive, le impressioni e i giudizi, ad esempio:
- ingresso di Renzo a Milano (capitolo 11)
il “povero montanaro” non capisce che si trova nel pieno di una rivolta, di una sommossa popolare, arrivando addirittura a scambiare i pani sparsi per terra per ciottoli e la farina per neve - viaggio di don Abbondio al Castello dell’Innominato (capitoli 23-24)
il neo-convertito viene visto con gli occhi dell’uomo mediocre, pauroso e diffidente, che non è in grado di comprendere il dramma spirituale del grande personaggio.
Nonostante i diversi e variegati punti di vista dei personaggi, non siamo di fronte a un relativismo prospettivo, ovvero che le diverse visioni delle realtà dei personaggi siano tutte egualmente valide, senza alcuna gerarchia, perché sopra ognuna di esse esiste sempre il punto di vista del narratore onnisciente e palese, che si offre come la fonte corretta e veritiera dell’interpretazione delle cose, come depositario della verità oggettiva. Tutto viene riportato ad un unico livello.
Manzoni: presente nel romanzo, ma distaccato
Manzoni si assicura una presenza nel romanzo, ma al contempo risulta distaccato dal narrato.
L'”editore” può delegare ad un alter ego letterario i commenti più moralistici, riservando a se stesso il commento storico.
Nell’atto però di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una storia così bella dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta; perché, in quanto storia, può essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella. «Perché non si potrebbe, pensai, prender la serie de’ fatti da questo manoscritto, e rifarne la dicitura?» Non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato. Ed ecco l’origine del presente libro, esposta con un’ingenuità pari all’importanza del libro medesimo. (I Promessi Sposi, introduzione)
Nei Promessi Sposi si risolve il problema narrativo lasciato aperto dalle tragedie, dove il commento restava confinati ai cori a conclusione dell’azione. Ora nel romanzo, invece, viene a stabilirsi un saldo equilibrio tra le prospettive della narrazione e del commento, tra il piano dei fatti e quello delle ragioni.
Ma, rifiutando come intollerabile la dicitura del nostro autore, che dicitura vi abbiam noi sostituita? Qui sta il punto.
Chiunque, senza esser pregato, s’intromette a rifar l’opera altrui, s’espone a rendere uno stretto conto della sua, e ne contrae in certo modo l’obbligazione: è questa una regola di fatto e di diritto, alla quale non pretendiam punto di sottrarci. Anzi, per conformarci ad essa di buon grado, avevam proposto di dar qui minutamente ragione del modo di scrivere da noi tenuto; e, a questo fine, siamo andati, per tutto il tempo del lavoro, cercando d’indovinare le critiche possibili e contingenti, con intenzione di ribatterle tutte anticipatamente. Né in questo sarebbe stata la difficoltà; giacché (dobbiam dirlo a onor del vero) non ci si presentò alla mente una critica, che non le venisse insieme una risposta trionfante, di quelle risposte che, non dico risolvon le questioni, ma le mutano. Spesso anche, mettendo due critiche alle mani tra loro, le facevam battere l’una dall’altra; o, esaminandole ben a fondo, riscontrandole attentamente, riuscivamo a scoprire e a mostrare che, così opposte in apparenza, eran però d’uno stesso genere, nascevan tutt’e due dal non badare ai fatti e ai principi su cui il giudizio doveva esser fondato; e, messele, con loro gran sorpresa, insieme, le mandavamo insieme a spasso. Non ci sarebbe mai stato autore che provasse così ad evidenza d’aver fatto bene. Ma che? quando siamo stati al punto di raccapezzar tutte le dette obiezioni e risposte, per disporle con qualche ordine, misericordia! venivano a fare un libro. Veduta la qual cosa, abbiam messo da parte il pensiero, per due ragioni che il lettore troverà certamente buone: la prima, che un libro impiegato a giustificarne un altro, anzi lo stile d’un altro, potrebbe parer cosa ridicola: la seconda, che di libri basta uno per volta, quando non è d’avanzo. (I Promessi Sposi, introduzione)
Immagine di copertina @eccoLecco per Si.M.U.L. Sistema Museale Urbano Lecchese
I Promessi Sposi, edizione illustrata con 278 disegni e 13 tavole in eliotipia di Gaetano Previati, vincitore del concorso indetto dalla casa editrice Hoepli nel 1900
Articolo aggiornato il 9 Giugno 2022 da eccoLecco