I Promessi Sposi: il romanzo dei rapporti di forza
Schema triangolare di Italo Calvino
Diversi letterati hanno analizzato I Promessi Sposi, il primo romanzo della letteratura italiano, scritto da Alessandro Manzoni e diversi saggi e letture critiche sono state effettuate.
In questo articolo analizziamo il sistema del potere secondo la triade evidenziata da Italo Calvino e che riguarda rispettivamente due terne diverse di personaggi che personificano:
- il potere sociale
- il vero potere spirituale o la chiesa buona
- il falso potere spirituale o la chiesa cattiva
Questa analisi si può sovrapporre ed integrare al sistema dei personaggi di Franco Fido.
Attorno a Renzo e Lucia e al loro contrastato matrimonio le forze in gioco si dispongono in una figura triangolare, che ha per vertici tre autorità: il potere sociale, il falso potere spirituale e il potere spirituale vero. Due di queste forze sono avverse e una propizia; il potere sociale è sempre avverso, la Chiesa si divide in buona e cattiva chiesa, e l’una s’adopera a sventare gli ostacoli frapposti dall’altra. Questa figura triangolare si presenta due volte sostanzialmente identica: nella prima parte del romanzo con Don Rodrigo Don Abbondio e fra Cristoforo, nella seconda con l’Innominato, la Monaca di Monza e il cardinal Federigo.
Calvino ci dice che possiamo rappresentare schematicamente le forze in gioco utilizzando un triangolo, avente per vertici le forze di potere, e questi due schemi li ritroviamo nelle due parti del romanzo e poi vedremo la terza parte che racchiude le prime due in un sistema di forze molto più ampio ed elevato.
1a parte del romanzo
Forze di potere: don Abbondio, padre Cristoforo e don Rodrigo
2a parte del romanzo
Forze di potere: Cardinal Borromeo, Innominato e Monaca di Monza
SCOPRI – VISITA ISTRUZIONE LUOGHI MANZONIANI format eccoLecco
È possibile individuare una certa somiglianza tra i due:
- antagonisti od oppressori che rappresentano il potere sociale / don Rodrigo e l’Innominato
- aiutanti o mediatori, esponenti del potere spirituale / padre Cristoforo e il cardinale Borromeo
Invece se analizziamo il falso potere spirituale, ovvero la cattiva chiesa ed i suoi rappresentanti non vi è parallelismo tra i personaggi, infatti Manzoni ci dipinge:
- don Abbondio in modo grottesco
- la Monaca di Monza come un dramma di coscienza relativamente alla storia di Gertrude
Nei due triangoli, una somiglianza un po’ ripetitiva e generica lega Don Rodrigo e l’Innominato, e lo stesso o quasi si può dire per fra Cristoforo e Federigo. Mentre è nel terzo vertice, quello del falso potere spirituale, che avviene uno stacco netto: Don Abbondio e Gertrude sono personaggi così diversi e autonomi da comandare al tono generale della narrazione intorno a loro, commedia di caratteri là dove Don Abbondio è al centro del quadro, dramma di coscienze là dove domina Gertrude.
Tra Don Rodrigo e l’Innominato prima della conversione non c’è una differenza se non quantitativa, il secondo gode di più autorità e impunità del primo (non sappiamo bene perché) e d’una fama più sinistra (ma anche delle sue scelleratezze poco sappiamo), il suo “castellaccio” ripete con coloritura più fosca la funzione scenografica del “palazzotto” di Don Rodrigo (“castellotto” in Fermo e Lucia). Chi siano esattamente Don Rodrigo e l’Innominato non è chiaro: e non solo come caratteri psicologici ma neppure come posizione sociale. Manzoni che è sempre preciso nel delineare le gerarchie, la distribuzione dei poteri, nella Chiesa e negli organi politici, centrali e periferici, – castellano spagnolo, podestà, console, – quando tocca il diritto feudale propriamente detto diventa d’un’insolita reticenza.
Quel che veramente sta a cuore a Manzoni non sono tanto dei personaggi quanto delle forze, in atto nella società e nell’esistenza, e i loro condizionamenti e contrasti.
I rapporti di forza sono il vero motore della sua narrazione, e il nodo cruciale delle sue preoccupazioni morali e storiche.
Sappiamo che i personaggi dei Promessi Sposi possono essere letti e quindi interpretati in due modi:
- orizzontalmente per il loro muoversi nella storia e negli accadimenti reali
- verticalmente per il loro aspetto psicologico e il percorso interiore nell’arco del romanzo
Anche nella presente analisi dei rapporti di forza dobbiamo spostarci dal piano umano a quello universale, per comprendere in maniera più completa ed esaustiva l’insieme dell’ideologia e del pensiero manzoniano.
Anche in questo caso abbiamo la rappresentazione a forma triangolare delle forze universali:
- la storia umana (malgoverno, guerra, sommosse)
- la natura abbandonata da Dio (carestia)
- la giustizia divina (peste)
Queste tre forze le troviamo durante l’intero romanzo, infatti i primi capitoli ci descrivono una terra desolata, dove sono chiari e manifesti gli effetti della carestia, durante lo svolgersi del romanzo sul piano umano ci imbattiamo nel malgoverno, nelle sommosse, nella calata dei Lanzichenecchi, e poi nell’ultima parte alla giustizia divina mediante la peste.
È solo passando dall’orizzonte degli individui a quello universale che può risolversi la vicenda dei due fidanzati di Lecco. E quando ci accorgiamo che la parte della Provvidenza è sostenuta dalla peste comprendiamo che il discorso dell’ideologia politica spicciola è saltato in aria da un pezzo. Le vere forze in gioco del romanzo si rivelano essere cataclismi naturali e storici di lenta incubazione e conflagrazione improvvisa, che svolgono il piccolo gioco dei rapporti di potere. Il quadro s’allarga, la connessione tra macrocosmo e microcosmo resta stretta e insieme incerta, come
nelle nostre interrogazioni sul futuro biologico e antropologico del mondo d’oggi. A ben vedere, già dall’inizio I Promessi Sposi è il romanzo della carestia, della terra desolata: dall’apertura del capitolo IV, quando fra Cristoforo se ne viene da Pescarenico, con quel travelling2 su immagini scheletriche: “la fanciulla scarna, tenendo per la corda al pascolo la vaccherella magra stecchita…” (C’è un Manzoni pittore di quadri di genere nordico e grottesco, quasi alla Brueghel, che viene fuori ogni tanto; altro esempio di quella “scuola” è il villaggio di Don Rodrigo, al cap. V; un altro ancora, le balie nel lazzaretto degli appestati).
È una natura abbandonata da Dio, quella che Manzoni rappresenta; altro che provvidenzialismo!
E quando Dio vi si manifesta per mettere le cose a posto, è con la peste. C’è oggi chi tende a vedere in Manzoni una specie di nichilista, sotto la vernice dell’ideologia edificante, di quel nichilismo che ritroveremo più radicale solo in Flaubert (si veda il saggio d’un giovane studioso che si muove nella prospettiva critica della letteratura della negazione, Giuseppe Sertoli, in “Nuova Corrente”, n. 57- 58, 1972).
Da parte degli uomini, non c’è che guasti: malgoverno, mala economia, guerra, calata dei lanzichenecchi.
Il sistema delle forze del piano umano rientra in quello più grande delle forse universali.
Se vogliamo riprendere le nostre figure triangolari, – potenti corrotti, Chiesa cattiva, Chiesa buona,– possiamo sovrapporre ad esse un nuovo triangolo che abbia per vertici la Storia umana (malgoverno, guerra, sommosse), la natura abbandonata da Dio Manzoni, oltre che grande rappresentazione corale, è una dimensione nuova in cui tutti i personaggi e le storie si ritrovano diversi.
Per completare lo schema delle forze oppositrici e delle forze adiuvanti nella “sacra rappresentazione” dei Promessi Sposi, non manca che situare, come controparte del mondo abbandonato da Dio, la volontà degli uomini a forzare i disegni di Dio: una forza risolutrice che si trasforma in ostacolo. Sul piano individuale questa forza si presenta nei tentativi di resistenza di Renzo, dai primi vaghi propositi che falliscono perché gli amici si tirano indietro, alla complessa orchestrazione della “notte degli imbrogli”; sul piano collettivo la stessa forza agisce ed è sconfitta nella giornata milanese
dei forni.
SCOPRI – VISITA ISTRUZIONE LUOGHI MANZONIANI format eccoLecco
Articolo aggiornato il 4 Ottobre 2023 da eccoLecco