I Promessi Sposi
Riassunto Capitolo 1
“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e golfi…”: ecco il famosissimo incipit dei Promessi Sposi. Alessandro Manzoni ha deciso di cominciare il suo capolavoro letterario con una descrizione minuziosa del territorio in cui prendono vita la maggior parte delle vicissitudini raccontate.
Lo scrittore ci presenta, come se fosse una fotografia o un dipinto, la conformazione geografica di questo ramo del lago con i suoi monti, “l’uno detto di San Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone“, i “tre grossi torrenti“, e ci dice che Lecco “ai tempi in cui accadero i fatti…era anche un castello“, dove alloggiava una “stabile guarnigione di soldati spagnoli“. Lecco era “un gran borgo al giorno d’oggi…che si incammina a diventare città“.
Manzoni ha iniziato la stesura del romanzo nel 1821 e lo ambienta storicamente nel 1600, per l’esattezza tutti inizia la “sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628” quando Don Abbondio, di ritorno verso casa, incontra i Bravi presso il tabernacolo.
Era evidente che questi personaggi stessero aspettando qualcuno e Don Abbondio, continuando a tenere il breviario tra la mani, “fu assalito a un tratto da mille pensieri“, cominciò a vivere momenti di “incertezza…così penosi per lui“, che lo indussero ad accelerare il passo e quando si trovo davanti ai Bravi questi “due galantuomini” gli chiesero se il curato avesse l’intenzione l’indomani di “maritar Renzo Tramaglino e Lucia Mondella” e gli intimarono “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai” e salutarono Don Abbondio portando le riverenze del loro padrone Don Rodrigo.
Don Abbondio tentò di giustificarsi in qualche modo, in maniera tremolante, con la “voce mansueta e gentile“, tentando in qualche modo di dissuadere i Bravi, ma l’incalzare dei due e il sentire il nome dell'”illustrissimo signor Don Rodrigo” lo rese prontamente servile e “disposto… disposto sempre all’ubbidienza“.
I Bravi se ne andarono e Don Abbondio riprese la strada per giungere a casa, dove lo aspettava Perpetua, la sua serva, che nel mentre stava apparecchiando la tavola per la cena. Perpetua si accorse subito che “era accaduto qualche cosa di straordinario davvero“, perché Don Abbondio aveva lo “sguardo così adombrato, con un viso così stravolto“. Così cominciò ad incalzarlo di domande, tanto che il buon curato alla fine “aveva forse tanta voglia di scaricarsi del suo doloroso segreto, quanta ne avesse Perpetua di conoscerlo” e le “raccontò il miserabile caso” facendosi giurare che avrebbe taciuto.
Articolo aggiornato il 8 Giugno 2022 da eccoLecco