La ricerca di Renzo: il suo percorso di formazione
I canoni del romanzo di educazione: il Bildungsroman
Renzo Tramaglino nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni è impegnato in una “ricerca” ed è sottoposto, per tutto l’arco narrativo, ad una sorta di educazione.
La sua ricerca non consiste solo materialmente e fisicamente nella volontà di volersi ricongiungere con la sua amata, Lucia Mondella, a cui è promesso e dalla quale è stato separato con la violenza indirettamente da don Rodrigo, su consiglio di Padre Cristoforo.
Con l'”Addio monti” i promessi sposi si allontanano dalla loro terra natia per andare lontano dal tiranno: se Lucia ed Agnese si fermano a Monza, Renzo prosegue per Milano.
Ecco che inizia un percorso di ricerca caratterizzato da valori etico-ideologici e ricco di significati simbolici.
La maturazione di Renzo si muove in parallelo a questa ricerca, infatti il personaggio subisce una serie di trasformazioni (di ordine morale, intellettuale e sociale): alla fine del romanzo non è più la persona che abbiamo conosciuto all’inizio.
Durante il suo percorso dalla campagna alla città, Renzo è costretto, suo malgrado, ad una educazione, ad un cammino di educazione. Possiamo dire che per la sua figura il racconto si costruisce secondo i canoni del Bildungsroman.
Nel corso della sua evoluzione assume ruoli diversi, ma tutti sono connessi alla tipologia di “eroe cercatore“, come lo definisce Ezio Raimondi, infatti Renzo è di volta in volta:
- “fuggitivo“
- “viaggiatore“
- “pellegrino“
- “cercatore“
Possiamo anche dire che Renzo è il personaggio più social di tutto il romanzo, infatti intrattiene conversazioni con molti personaggi, tra primari e minori.
Il Bildungsroman: genere letterario
Renzo e Lucia: doppio asse
Secondo il genere letterario del Bildungsroman, termine tedesco, l’avvio dell’azione romanzesca coincide con la rottura di un equilibrio, nel caso dei Promessi Sposi si rompe l’idillio amoroso dell’imminente matrimonio, spezzato dalla persecuzione di un potente malvagio.
Ecco che entrano in scena i due protagonisti, Renzo e Lucia, portatori di novità in quanto non si tratta di personaggi importanti, ma bensì umili, provenienti infatti da quel popolo che, nella precedente produzione lirica e tragica manzoniana, aveva avuto una funzione essenzialmente corale ed in alcun modo di vera individualità.
L’azione romanzesca si biforca, come abbiamo detto in precedenza, quando i due giovani sono costretti alla separazione forzata.
Da quel momento il romanzo di costruisce secondo il doppio asse:
- della fuga di Renzo
- della persecuzione di Lucia
Interessante l’analisi di questo svolgersi differenti della vita dei due protagonisti, non solo da un punto di vista geografico e fisico. Vediamo meglio:
- Lucia incontra i potenti: Gertrude, l’Innominato, il Cardinal Borromeo
- Renzo trova sul suo cammino uomini di strada e di piazza: una folla multiforme di osti, avvocati, vagabondi, mercanti, poliziotti, contadini, monatti
L’unico punto di convergenza di questo doppio binario è la narrazione che ci presenta un’immagine stratificata ed esemplare della società lombarda di quell’epoca.
Renzo compie un’esperienza pubblica, viene a contatto con i meccanismi di un sistema sociale: è il protagonista vittima e cercatore, nello stesso tempo, nei confronti di quella realtà complessa che è la giustizia.
La ricerca di Renzo: il suo percorso di formazione
Renzo è costretto ad allontanarsi da Lecco e a separarsi dalla sua amata. Inizia il percorso di ricerca ed il suo movimento effettivo, a differenza di Lucia che si trova stanziale prima presso il Convento della Monaca di Monza e poi prigioniera presso il castello dell’Innominato.
Se Lucia è forzatamente ferma, Renzo è in costante cammino.
Troviamo Renzo a Milano, coinvolto nella rivolta del pane, nei tumulti, nel caos. Dovrebbe andare dal Padre Bonaventura, ma la sua curiosità lo spinge ad addentrarsi nella folla, fintanto che decide di fuggire da Milano, braccato dalla giustizia che lo ha identificato come un capo della sommossa.
Ma il suo viaggio non è ancora finito, tanto meno Renzo ha toccato il fondo della sua degradazione, infatti prima che possa concludere a lieto fine la sua ricerca, deve attraversare l’universo della morte che domina su Milano, sconvolta dalla peste.
Possiamo dire che per Renzo si rende necessaria un’ulteriore prova, una sorta di “discesa agli inferi”, una dantesca traversata del regno dei morti. Appare così agli occhi di Renzo la città di Milano, quando egli ci ritorna per la seconda volta. La connotazione della dimensione cittadina è tragica stavolta.
Se nel primo contatto di Renzo con Milano, con la realtà della storia apparivano in primo piano:
- la gentilezza innaturale degli informatori (le “cappe” che si inchinano ai “farsetti”)
- e lo straniamento degli oggetti (la farina che sembra neve, i pani che sembrano ciottoli, la città in preda alla fame sembra il paese della cuccagna)
Nel secondo contatto di Renzo con Milano si assiste ad uno stravolgimento:
- gli informatori dimostrano una non meno improvvisa e sorprendente diffidenza puntando il bastone a distanza per evitare il contagio
- sono ribaltati i rapporti sociali: i nobili ed i ricchi sono in miseria, i bravi chiedono l’elemosina, i monatti sono i padroni della città
Analisi tratte da “La ricerca incompiuta” di Ezio Raimondi in Romanzo senza idillio, Einaudi
Articolo aggiornato il 8 Giugno 2022 da eccoLecco