Piuro – Sondrio
Palazzo Vertemate Franchi di Piuro: un vero capolavoro del Cinquecento lombardo.
A pochi km da Chiavenna, in località Prosto di Piuro, sorge uno degli edifici storici più interessanti del rinascimento lombardo: Palazzo Vertemate Franchi.
Nel 1577 i fratelli Guglielmo e Luigi Vertemate Franchi restaurarono la residenza di campagna della famiglia situata a nord del piccolo borgo di Piuro. Grazie alla sua posizione isolata fu l’unico edificio a essere risparmiato dalla terribile frana che nel 1618 sommerse l’intero paese e quasi tutti i suoi abitanti.
Il complesso, immerso in un ambiente incantevole, comprende oltre al palazzo una serie di edifici rustici essenziali (un tempo adibiti alla gestione della tenuta di famiglia), un giardino all’italiana, un orto, un frutteto, un castagneto e un vigneto per la produzione del Vertemate Vino Passito.
Quello che più colpisce il visitatore è sicuramente il contrasto tra le linee sobrie ed eleganti dell’architettura esterna e la ricchezza delle decorazioni e degli arredi interni, che fanno rientrare a pieno titolo Palazzo Vertemate Franchi nella tipologia della villa rinascimentale lombarda, forse non solo luogo di piacere e dell’otium signorile ma anche centro del negotium familiare, cioè di una vera attività agricola imprenditoriale.
Ancora oggi non conosciamo i nomi degli architetti che progettarono e realizzarono il palazzo e ignoti sono anche gli artisti che eseguirono gli affreschi e i meravigliosi soffitti in legno; una cosa è certa: al termine della vostra visita rimarrete senza parole.
Attualmente il complesso Vertemate Franchi oltre a essere un polo museale ospita eventi pubblici, come mostre e concerti, e si propone come location per matrimoni ed eventi privati.
La facciata e l’esterno
La sobria facciata di Palazzo Vertemate Franchi è scandita semplicemente dal ritmo simmetrico delle finestre disposte sui tre livelli; tuttavia il giardino all’italiana, con la perfetta geometria delle sue aiuole, la peschiera e la balaustra a doppia esedra, le conferisce un’inconfondibile nota aristocratica.
L’unico elemento architettonico di spicco della facciata è il portale a bugnato su cui si leggono incisi i nomi in latino dei due fratelli Vertemate, GULIELMUS e ALUISIUS.
Alla sommità del portale troviamo lo stemma in pietra ollare della famiglia sormontato dall’aquila imperiale.
L’atrio
Varcata la soglia dell’atrio-corridoio con volta a botte affrescata, veniamo accolti da quattro divinità barbute dipinte sulle pareti laterali a grandezza naturale: Ercole con la clava, Nettuno con il tridente, Vulcano con un martello e Saturno appoggiato alla falce. I quattro affreschi sembrano volerci introdurre a una sorta di viaggio nella mitologia antica.
Alzando lo sguardo possiamo invece osservare le allegorie dei quattro elementi: Giunone, Cerere, Bacco e Priapo dipinti sulle volte, a indicare il rapporto con la madre Terra.
Il salone di Giove e Mercurio
A sinistra dell’atrio entriamo nella sala di rappresentanza molto ampia e luminosa. Giove e Mercurio, da cui prende il nome la stanza, sono rappresentati nell’affresco della volta centrale. Attorno al riquadro troviamo, con funzione decorativa, le figure allegoriche delle quattro stagioni: la primavera (donna con mazzo di fiori), l’estate (donna con mazzo di spighe), l’autunno (uomo con i grappoli d’uva), l’inverno (vecchio davanti al camino).
Le uniche scene in relazione con le divinità raffigurate nella volta sono quelle dipinte nei riquadri delle sei lunette senza finestra, dove troviamo rappresentate la storia degli amori di Giove e di Io e di Apollo e Dafne, tratte dalle Metamorfosi di Ovidio.
Questi affreschi, più che un valore artistico, sono importanti perché proprio le Metamorfosi di Ovidio saranno il filo conduttore di tutto l’apparato di affreschi mitologici che si sviluppa all’interno del palazzo. È interessante notare che ci troviamo nel palazzo di una nobile famiglia cattolica nel pieno della Controriforma che mostra un totale disinteresse a temi di natura religiosa, per rivolgersi a quelli mitologici e profani dell’amore e della sensualità, alla riscoperta di uno dei più grandi poeti dell’antichità classica.
La sala della Musica
Dalla sala di Giove e Mercurio si può accedere alla sala della Musica, dove sono rappresentate sulle pareti le allegorie delle stagioni. Le rappresentazioni sulla volta invece non sono molto chiare.
La sala di Giunone e delle udienze
Sulla destra dell’atrio si accede alla sala delle udienze chiamata Sala di Giunone, una vera e propria stüa (una sala riscaldata da una stufa), rivestita alle pareti da una preziosa boiserie ricca di splendidi intarsi, entro cui si inserisce una bella “pigna” cinquecentesca ricoperta di formelle dipinte e mattonelle in terracotta smaltata a rilievo.
Ogni particolare di questa stanza, finemente lavorato, contribuisce alla suggestiva eleganza dell’insieme e la rende perfetta per la sua funzione di sala di riunioni politiche e di affari.
È questo il cuore del palazzo: qui sono intarsiate nel legno, ai lati della porta principale, le iniziali in tedesco dei due fratelli che restaurarono il palazzo e, sopra la porta che immette nello studiolo, il motto latino che riassume la filosofia della famiglia Vertemate: INDUSTRIA AUGET IMPERIUM, ossia il darsi da fare, nel commercio, accresce il potere.
Gli affreschi riprendono il racconto degli amori di Giove nelle Metamorfosi di Ovidio. Il centro della volta è occupato dal grande riquadro con Giunone sul carro fra le nubi trainato da due pavoni, che osserva i tradimenti del marito descritti nelle scene al di sotto di lei. Nei quattro riquadri sono infatti raffigurati gli amori di Giove e Callisto narrati nel II libro delle Metamorfosi di Ovidio.
In alto, sulle pareti, la narrazione prosegue in sei piccoli riquadri con la storia di Danae, che introduce le vicende del figlio Perseo narrato nella sala adiacente.
La sala di Perseo
Mentre le pareti rovinate della sala non rivelano gli affreschi di un tempo, nella volta centrale si possono invece ammirare quattro momenti della vita avventurosa di Perseo, prima del suo ritorno a casa con il suo cavallo alato Pegaso, rappresentato nell’affresco centrale.
La Galleria del primo piano
Salendo al primo piano ci troviamo dapprima nel corridoio, una vera e propria galleria con i ritratti dipinti ad olio su tela di molti personaggi della famiglia Vertemate. Tra questi spiccano quelli di Luigi e Guglielmo (i costruttori del palazzo), e quelli di due dei fratelli superstiti alla frana, Luigi II e Girolamo.
La stanza di Napoleone
Dal corridoio si accede alla stüa settecentesca realizzata nel 1797. La stanza è detta anche di Napoleone, ma la N che si vede dentro una corona dorata di alloro potrebbe riferirsi, più che a Napoleone Bonaparte, a Napoleone Brianzi che la arredò in perfetto stile neoclassico all’inizio del novecento.
La camera della Signora
La signora a cui fa riferimento il nome della camera è Maria Eva Sala, moglie dell’ultimo proprietario Luigi Bonomi. Alla sua morte decise di lasciare il Palazzo Vertemate Franchi in eredità al Comune di Chiavenna, alla condizione di farne un museo.
La Galleria del secondo piano
Saliti al secondo piano nel corridoio/galleria sono esposte due grandi tele di grande valore storico che ci mostrano Piuro prima e dopo la frana del 1618.
Il salone dello Zodiaco
Dal corridoio accediamo ad una delle sale più belle del palazzo Vertemate Franchi: il salone dello Zodiaco. Questo deve il nome ai dodici segni zodiacali raffigurati sopra le grandi figure maschili che rappresentano i mesi dell’anno. Inseriti tra queste figure, troviamo cinque grandi riquadri con alcune scene mitologiche. Più evidenti sono i riferimenti alle Metamorfosi di Ovidio nelle scene dei dodici riquadri rettangolari che chiudono in alto gli affreschi.
A differenza del salone di Giove e Mercurio, qui gli affreschi seguono un più preciso filo tematico e narrativo e le grandi figure maschili dei mesi non sono immagini stereotipate, ma sembrano autentici ritratti dal vero. La vivacità dei colori e una raffinata tecnica esecutiva fanno pensare ad una mano diversa da quella o da quelle del piano inferiore.
Ad arricchire ulteriormente il salone troviamo il grande soffitto in legno intagliato, un capolavoro unico nel suo genere costato, pare, quasi quattromila ducati ai Vertemate.
La stanza del Vescovo
Caratteristica comune di tutte le stanze del secondo piano è il soffitto ligneo, ma se quello della sala dello Zodiaco è un capolavoro di intaglio, nella stanza del Vescovo a stupire sono le raffinate lavorazioni ad intarsio. Qui venivano ospitati i vescovi di Como in visita pastorale e qui dimorò alcuni giorni il vescovo Ciceri nel 1690, in occasione della consacrazione dell’oratorio esterno al palazzo, dedicato alla vergine Incoronata e ai Ss. Francesco d’Assisi e Antonio da Padova.
Gli affreschi delle pareti rappresentano gli episodi della sfida al telaio tra Aracne e Minerva, narrata nel VI libro delle Metamorfosi.
La camera del Carducci
Sempre al secondo piano, il nostro percorso prosegue nella camera dedicata a Giosué Carducci, frequente visitatore della Valchiavenna e di Madesimo nel periodo estivo. I particolari della stanza, conosciuta anche come Camera degli Amori, riguardano il soffitto decorato con motivi geometrici e gli affreschi di allegorie dei quattro continenti.
La camera delle Cariatidi
La sala è così chiamata per le sei grandi Cariatidi, ovvero figure femminili dipinte come colonne a sostegno dei capitelli e di cui una è raffigurata seduta.
La parte più interessante è il fregio in alto dove, su ogni lato, campeggia al centro uno dei simboli dei quattro elementi (terra, aria, acqua, fuoco) e, a lato, due scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio.
La stanza delle Arti
La camera prende il nome dalla rappresentazione di figure allegoriche delle arti del quadrivio e delle arti meccaniche: aritmetica, geometria, architettura, astronomia, pittura e scultura. Queste figure sono tutte incorniciate da motivi vegetali. Sul soffitto contrastano figure geometriche, come esagoni schiacciati e un quadrato al centro.
La sala degli Amorini
Alle pareti della stanza sono rappresentate immagini di paesaggi incorniciate da motivi vegetali, così come le cornici sulla fascia alta delle pareti. Sul soffitto prevale ancora una volta la scelta geometrica con esagoni disposti a nido d’ape.
Un po’ di storia
- La famiglia Vertemate proveniva da un ramo dei Della Porta di Milano. All’inizio del XII secolo ereditarono terre e castello del Feudo Vertemate e nel 1217 Ruggero Vertemate venne nominato podestà a Piuro.
- Nel 1253 Giovanni e Lanfranco Vertemate diedero vita ad un ramo della famiglia dei Vertemate Franchi.
- Nel 1328 i Vertemate iniziano la propria ascesa economica grazie al commercio di transito e alla lavorazione della pietra ollare, che li portò ad avere una dimensione europea anche nel commercio del cotone e della seta.
- Nel 1512 con il passaggio sotto il dominio dei Grigioni, le attività accrebbero ulteriormente la loro autonomia, tanto che nel 1577 i fratelli Lugi e Guglielmo Vertemate decisero di attuare un importante lavoro di restauro dell’intero Palazzo.
- Il 4 settembre 1618 una grande frana seppellì l’abitato di Piuro, perirono ventitré membri della famiglia Vertemate Franchi, tre figli di Nicolò Vertemate si salvarono perché si trovarono in Europa per lavoro.
- I figli Luigi e Carlo dal 1619 al 1632 ricevettero delle cariche che consentirono loro di vivere a Piuro. Nel 1695 sarà Francesco e Daniele, figli di Carlo che porteranno la famiglia ad una nuova rinascita.
- Il nipote di Francesco morì nel 1879, essendo senza discendenti, terminò la dinastia.
- Le ultime a morire tra il 1892 e il 1893 furono le sorelle di Francesco, Angelica e Martina, che abitarono il Palazzo con il marito Giacomo Del Vecchio, da quell’istante dei Vertemate Franchi non rimase più traccia.
- Il palazzo e tutti i possedimenti rimasero abbandonati, i mobili dispersi e i terreni incolti fino a quando nel 1902 la dimora fu acquistata dall’antiquario milanese Napoleone Brianzi con la moglie Mina Arrigoni. Brianzi curò il restauro ed il nuovo arredo del palazzo, introdusse pezzi d’epoca provenienti da altre dimore, di cui oggi rimane solo una parte.
- Con la morte di Brianzi nel 1927, palazzo Vertemate Franchi vive un altro periodo di decadenza, con la conseguente vendita di gran parte degli arredi.
- Nel 1937 Antonio Feltrinelli e Luigi Bonomi acquistarono la proprietà, arricchendola di nuovi pregiati arredi e assicurandole la necessaria manutenzione fino all’ultima erede, Eva Maria Sala moglie di Luigi Bonomi.
- Nel 1986, alla morte della Signora Eva Maria Sala, la proprietà venne, per testamento, ereditata dal Comune di Chiavenna con l’obbligo di farne un museo.
- Dal 1988 il palazzo è diventato Casa Museo del Comune di Chiavenna, che ha provveduto al restauro delle opere lignee interne, ai quadri ed alla catalogazione di tutti gli arredi e oggetti contenuti nel palazzo.
Informazioni Turistiche
Palazzo Vertemate Franchi: orari di apertura 2023
- Marzo: 4-5, 11-12, 18-19, 25-26
Dal 25 marzo al 1° novembre: tutti i giorni (escluso il mercoledì non festivo) - Visite solo guidate alle ore: 10 – 11 – 14:30 – 15:30 e 16:30.
- Per visite nei giorni festivi la prenotazione è da effettuarsi entro il sabato alle 18:50.
- Aperto su prenotazione per gruppi anche fuori orario.
NUOVE DISPOSIZIONI:
La visita è solo guidata e su prenotazione contattando
Consorzio Turistico Valchiavenna
Tel. 0343 37485
consorzioturistico@valchiavenna.com.
Per ulteriori informazioni visita il sito ufficiale: www.palazzovertemate.it
Palazzo Vertemate Franchi: prezzi 2023
- Biglietto Intero : € 8,00
- Biglietto Ridotto: € 6,00 (studenti, over 60, gruppi organizzati con guida privata, Soci FAI, TCI, Camper Life. Ass. Produttori di Camper e Caravan e Museo Bagatti Valsecchi)
- Biglietto Ridotto per gruppi scolastici: € 5,00
- Gratuità: bambini fino a 6 anni
Attenzione: per gruppi superiori a 10 partecipanti è necessaria la prenotazione obbligatoria della visita con guida privata.
Per i possessori della MondoParchi FamilyCard, della MondoParchi One Day e della MondoParchi Free Fun gratuità e riduzioni.
Maggiori informazioni: www.mondoparchi.it
Dove si trova Palazzo Vertemate Franchi?
Articolo aggiornato il 9 Marzo 2023 da eccoLecco