Civate – Lecco
Casa del Pellegrino a Civate: uno scrigno di affreschi cortesi
Da rifugio per i pellegrini che si dirigevano a San Pietro al Monte a casa signorile
Questo è un luogo che ti fa dire WOW! Ebbene sì: la Casa del Pellegrino a Civate è un luogo ancora poco conosciuto, ma che merita davvero di essere raccontato e visitato, perché è ricco di storia, arte, fede e ti fa ritornare indietro nel passato in un ambiente tranquillo ed accogliente.
E accogliente questa casa doveva esserlo certamente! Sai perché? La casa prende il nome proprio dai pellegrini, dai fedeli che si recavano in visita alla Basilica di San Pietro al Monte, in particolare nel Trecento, quando Papa Bonifacio VII (Benedetto Caetani, Anagni ca. 1235 – Roma 1393) indisse il primo Giubileo della Chiesa Cattolica.
Si trova nel centro storico di Civate, vicino all’abbazia di San Calocero.
La storia della Casa del Pellegrino
Questa casa, in dialetto lecchese Cà di pelegrétt, ha le sue origini nel Medioevo quando accoglieva i pellegrini che si volevano recare al Monastero benedettino di San Pietro al Monte. Avevano fatto tanta strada e questa casa a Civate era un ottimo rifugio per riposarsi e rifocillarsi prima di salire alla Basilica.
Nel corso dei secoli poi alcune famiglie nobiliari si sono contese la supremazia sul piccolo borgo di Civate e la Casa del Pellegrino da rifugio per i fedeli è divenuta una residenza signorile, abbellita e arricchita da affreschi, che ci raccontano lo sfarzo ed i piaceri di quell’epoca.
Nel portico del cortile interno e sulle pareti delle camere pictae troviamo proprio gli stemmi delle famiglie Maggi e Canali, che attestano il susseguirsi della proprietà della casa.
- Famiglia Maggi – originari di Malgrate, erano possidenti, mercanti e notai; avevano diritti di pesca sul lago di Lecco
- Famiglia Canali – originari di Civate, erano notai ed affittuari, dediti al commercio d’armi, denominato ai tempi mercatura d’armi
Nel portico della corte interna è visibile parzialmente lo stemma partito, ossia diviso in verticale, delle famiglie Maggi e Casati. Questo tipo di stemma veniva di norma utilizzato ad indicare l’unione tra famiglie o le alleanze matrimoniali. La storia si fa affascinante e al piano primo dell’edificio troviamo raffigurate scene d’amore.
Saranno proprio loro il cavaliere e la dama bionda gli amati promessi in matrimonio?
Il complesso architettonico
L’intero edificio della Casa del Pellegrino nel suo complesso è composto da 3 parti:
- porzione a nord, risalente al Quattrocento, dove si trovano le camere pictae, le pareti a graticcio con conci di pietra tufacea
- porzione centrale, costruita in epoca successiva, con ampi saloni con soffitti di legno ed archi ogivali che si affacciano sulla corte interna
- porzione a sud, edificata ai primi del Novecento addossandola all’antica cinta muraria
Gli affreschi delle camerae pictae
Siete pronti a fare un tuffo nei fasti del passato?
Saliamo al primo piano della Casa del Pellegrino dove ci sono due camere che dopo il restauro sono tornate al vecchio splendore e ci regalano un ciclo di affreschi davvero notevole dove sono rappresentate scene di caccia e scene d’amore. Era un modo per mostrare la ricchezza e il potere delle famiglie di un tempo e i loro passatempi. La caccia infatti nel periodo medievale era passata da un diritto di tutto ad un privilegio degli aristocratici, che cacciavano con i cavalli e non a piedi come i servi e i contadini.
Le due camere pictae sono contigue e divise tra loro da una parete di graticcio ed entrambe coperte da un soffitto ligneo. Vi si accede da un’apertura ad arco in pietra e appena varcate la soglia scatta il “WOW”! Si resta davvero affascinati ed incantati a vedere come tutto intorno a voi le pareti prendano forma con un ciclo di affreschi che è stato sapientemente restaurato.
Vediamo un po’ più da vicino cosa ci raccontano questi affreschi delle camere pictae.
Prima camera picta – sulla sinistra
Le pareti sono contraddistinte da un fregio superiore con palmette ed uno inferiore con piante e foglie.
Guardiamo il ciclo di affreschi a partire dalla nostra destra sull’ingresso per proseguire in sento antiorario verso sinistra, riportandoci quindi all’arco d’entrata.
Due scene sono dedicate alla caccia: vediamo infatti il battitore con il corno in bocca, che fischia per dare il via alla battuta di caccia al cervo e alle lepri. Si vedono ai suoi piedi cani e leopardi, a simboleggiare la nobiltà e l’eleganza dei protagonisti (abbiamo detto sopra che è il racconto di famiglie nobiliari, aristocratiche).
La caccia è aperta e infatti il dinamismo viene rappresentato dagli animali in movimento, corrono tutti: la lepre fugge dal cane, e un leopardo ha già preso il collo di un cervo, mentre quello davanti a lei cerca di scappare.
Perché proprio il cervo come animale da cacciare? Il cervo ha una doppia connotazione:
– la valenza aristocratica del cervo, la cui caccia era segno di intelligenza e destrezza
– il carattere sacro dato nel Medioevo dalla Chiesa associando il sacrificio del cervo al sacrificio di Cristo.Sopra agli animali che corrono troviamo un motivo floreale che si ripete ad intervalli: sono margherite. Guardatele bene, perché non sono state dipinte mostrando il lato della corolla aperta con il polline, bensì vediamo il lato posteriore, infatti sono aperte verso l’esterno.
Tra la seconda e la terza margherita c’è un tondo che racchiude un grande sole dorato e fiammeggiante, al cui interno è dipinto il trigramma JHS ovvero Jesus Hominum Salvator. Ecco un simbolo religioso all’interno di una rappresentazione profana. Ci sono altri due tondi nell’altra camera picta.Il ciclo prosegue con una scena mista:
– una scena d’amore rappresentata da una dama con una chioma bionda intrecciata (il volto è andato perso) e un cavaliere. Lui le porge in dono frutti e lei ricambia con un ramo di giglio e melograno, simboli di purezza e fertilità. Potrebbe essere una promessa nuziale, magari tra le due casate Maggi e Canali (non vi è certezza documentata). Ai piedi della dama si trova sulla destra un leopardo sempre a rappresentare l’aspetto aristocratico (troviamo il leopardo anche ai piedi della dama nella seconda camera picta);
– una scena di caccia al cinghiale, uno dei quali è braccato da un cane, e davanti a loro un orso, che però sembra quasi fermo e pare anche non raffigurato come potenziale preda, infatti tiene tra le sue zampe una palla.Sull’ultima parete dove si affaccia l’arco di ingresso si vede un cacciatore che tiene un grosso cinghiale con la sua picca mentre il corno è appeso alla mano.
- Seconda camera picta – sulla destra
Le pareti sono percorse da un doppio fregio: superiore con nastri dal colore verde e giallo intervallati da ovali con cerchi e rombi lombati, uno dei quali racchiude lo stemma del casata De Madjis di Civate.
Ritroviamo anche qui una sequenza quasi analoga alla camera precedente, potremmo quasi simmetrica se l’osservassimo dal suo interno. Infatti subito a lato dell’arco d’ingresso troviamo un cacciatore che tiene in scacco un grande cinghiale, a sua volta braccato dal cane. Proprio sopra questa scena è raffigurato un simbolo religioso: un tondo con la mano di San Bernardino, circondata da tre mitre, che simboleggiano i tre rifiuti del Santo senese a diventare vescovo.La parete laterale è praticamente quasi intatta e raffigura una scena di caccia con il falco. Un cavaliere con un grande cappello a tesa larga è in groppa al suo cavallo: con la mano destra tiene le redini, mentre la sinistra è protetta da un guanto sopra il quale c’è un falco.
Il cavaliere si trova nei pressi di uno stagno, preceduto da tre cani con il muso rivolto verso terra, intenti a fiutare le prede. Quali sono queste prede? Sono gli uccelli acquatici, che vediamo rappresentati in volo a formare uno stormo. Sono rappresentati uccelli di diversa grandezza e possiamo distinguere tra questi anatre, beccaccini e pernici.
La falconeria e la caccia con i rapaci è sempre stato uno svago che identifica la nobiltà, che rappresenta potere e dominio.Non manca anche in questa camera una scena d’amore, sebbene sia visibile solo in parte, in quanto il cavaliere non è più visibile in seguito all’apertura di una finestra. La dama bionda con leopardo è raffigurata con un abbigliamento ricco, da vera nobile: pelliccia, acconciatura tondeggiante, aspetto elegante e si trova di fronte ad una fontana dalla forma esagonale con due bocche dalle quali sgorga l’acqua a simboleggiare la fontana dell’eterna giovinezza.
Chi si trovava dall’altro lato? Presumibilmente il suo cavaliere con un falco (visibile). Era il falco il suo dono d’amore? E la dama cosa teneva nelle dita della sua mano destra? Forse un anello come pegno nuziale?
Immagine di copertina e gallery @Associazione Luce Nascosta
Fonti: Associazione Luce Nascosta, Opuscolo “I piaceri dei Signori” a cura di Natale Perego per il Notiziario Banca Popolare di Sondrio estratto dal n. 132 dicembre 2016
Guarda il video documentario realizzato da Tele Unica
Casa del Pellegrino: orari di apertura
La Casa del Pellegrino e’ visitabile le prime tre domeniche del mese dalle ore 16.00 alle ore 18.00
Casa del Pellegrino: prezzi
Oltre alla Casa del Pellegrino è possibile visitare anche il Complesso di San Calocero
Per le date aggiornate di apertura del Complesso di San Calocero consultare il sito ufficiale
Sito singolo (Casa del Pellegrino o Complesso di San Calocero)
- € 5,00 intero
- € 3,00 ridotto (studenti, persone con più di 65 anni, residenti nel Comune di Civate)
- Gratuito: bambini da 0 a 6 anni, persone diversamente abili, soci iscritti regolarmente
Entrambi i siti (Casa del Pellegrino + Complesso di S. Calocero)
- € 10,00 intero
- € 6,00 ridotto (studenti, persone con più di 65 anni, residenti nel Comune di Civate)
- Gratuito: bambini da 0 a 6 anni, persone diversamente abili, soci iscritti regolarmente
Dove si trova la Casa del Pellegrino? Come si raggiunge?
La Casa del Pellegrino è facilmente raggiungibile in auto da Lecco, dalla Brianza, da Bergamo e Como seguendo le indicazioni per Civate.
L’ accesso alla casa è pedonale e si trova sulla sinistra nella piazza della chiesa parrocchiale.
Potete parcheggiare l’auto nel parcheggio antistante la Chiesa, piazza Antichi Padri 1.
Per maggiorni informazioni visita i sito www.lucenascosta.it
Scrivi a lucenascosta@gmail.com
Articolo aggiornato il 23 Marzo 2023 da eccoLecco