I Promessi Sposi
Riassunto Capitolo 5
Nel capitolo precedente abbiamo lasciato Padre Cristoforo all’uscio della porta della casa di Lucia, vedi riassunto capitolo 4 dei Promessi Sposi.
E lo ritroviamo qui, “ritto sulla soglia” che mentre dà “un’occhiata alle donne” capisce subito che “i suoi presentimenti non eran falsi” e chiede ad Agnese di raccontargli quanto successo e rassicura Lucia, dicendole di quietarsi. Mentre Agnese fa “la sua dolorosa relazione“, il frate diventa “di mille colori e ora” alza “gli occhi al cielo, e ora” batte “i piedi“, ma rassicura le due donne dicendo loro che Dio non le abbandonerà ed aggiunge -“non vi perdete d’animo: Egli v’assisterà: Egli vede tutto: Egli può servirsi anche d’un uomo da nulla come son io“.
Padre Cristoforo quindi pensa a come “mettere un po’ di vergogna a don Abbondio, e fargli sentire quanto manchi al suo dovere” ma poi decide che la soluzione migliore sia quella “d’affrontar don Rodrigo stesso, tentar di smoverlo dal suo infame proposito, con le preghiere, coi terrori dell’altra vita, anche di questa, se fosse possibile“.
Mentre il frate sta “così meditando” compare sull’uscio Renzo, che si ferma “sulla soglia, in silenzio“. Renzo è sempre mosso da propositi di vendetta, ma Padre Cristoforo gli fa promettere che si lascerà guidare da lui e non andrà a provare alcuno. Saluta i tre e si reca dapprima in convento dove cena e quindi si mette in cammino verso il “palazzotto di don Rodrigo“, che sorge “isolato, a somiglianza d’una bicocca sulla cima d’uno de’ poggi” in un logo poco “più in su del paesello degli sposi”. Ai piedi del poggio “un mucchietto di casupole, (…) come la piccola capitale del suo piccol regno“.
La descrizione di Manzoni del luogo e delle persone che vi abitano non è felice, dicendo che si incontrano “omacci tarchiati e arcigni, con un gran ciuffo arrovesciato sul capo, e chiuso in una reticella“, i famosi Bravi, e anche tra i bambini che giocano per strada si vede “un non so che di petulante e provocativo“.
Padre Cristoforo attraversa il villaggio e salendo per “una viuzza a chioccola” si trova di fronte al palazzotto dova regna “un gran silenzio” e dove “due bravi, sdraiati, ciascun sur una delle panche poste a destra e sinistra” fanno la guardia al portone. Il padre si ferma ed aspetta, ma uno dei bravi lo invita ad avvicinarsi ed entrare. Dopo aver attraversato “due o tre altri salotti oscuri” si trova “all’uscio della sala del convito” dal quale proviene un “gran frastono confuso di forchette, di coltelli, di bicchieri, di piatti, e sopra tutto di voci discordi” che cercano “a vicenda di soverchiarsi”.
E di chi sono queste voci? Di don Rodrigo, che invita il padre ad entrare, e dei suoi commensali: suo cugino, il conte Attilio, “il signor podestà” e il dottor Azzecca-garbugli.
Padre Cristoforo desidera parlare a don Rodrigo “da solo, di suo comodo, per un affare di importanza“, ma il padrone di casa invita al frate a sedersi e a bere. Suo malgrado il frate si ritrova nel mezzo di una discussione cavalleresca, per la quale gli viene anche chiesto un parere, e a seguire i discorsi virano sulla successione al ducato di Mantova, dopo la morte di Vincenzo Gonzaga, sulla carestia e sui fornai.
Infine don Rodrigo guarda padre Cristoforo, che “sta zitto“, “fermo, senza dar segno d’impazienza nè di fretta, senza far atto che tendesse a ricordare che stava aspettando; ma in aria di non voler andarsene, prima d’essere stato ascoltato” e si alza dalla tavola deciso a parlargli -“eccomi a’ suoi comandi” – e lo conduce in un’altra sala.
Articolo aggiornato il 9 Giugno 2022 da eccoLecco