Il tempo nei Promessi Sposi
Alessandro Manzoni sappiamo avere scelto il Seicento come periodo storico per la realizzazione dei Promessi Sposi e precisamente, come ha scritto al suo amico Claude Fauriel mentre parlavano di realismo storico, proprio gli anni dal 1628 al 1631.
Ha scelto, in tal modo, di descrivere la società lombarda seicentesca, tratteggiarne le caratteristiche sotto la dominazione spagnola.
Non vogliamo parlarvi qui degli avvenimenti che si susseguono nel romanzo, ma semplicemente parlare del tempo dal punto di vista del racconto.
Tempo della storia e tempo del racconto
Se il tempo della storia (TS) è di 2 anni (novembre 1628- novembre 1630), il tempo del racconto (TR) è costituito da 38 capitoli.
- TR>TS nei primi due terzi del romanzo
ci troviamo di fronte ad una dilatazione del tempo del racconto e restringimento del tempo della storia)
- TS>TR nell’ultima parte del romanzo
abbiamo un’accelerazione del tempo della storia
Analizziamo ora la ripartizione del tempo
- capitoli dal 1 al 17
il tempo della narrazione inizia la sera del 7 novembre 1628 (quando don Abbondio incontra i bravi) e termina il 13 novembre (espressamente indicato nell’incipit del capitolo 18 “Quello stesso giorno, 13 di novembre, …“
- capitoli 18 e 19
il tempo rallenta ed occupa alcune settimane e non abbiamo riferimenti cronologici puntuali
Nel capitolo 18 però abbiamo precisamente indicato un lasso di tempo di 3 settimane, infatti Manzoni indica:
“Un giovedì finalmente, capitò al monastero un uomo a cercare d’Agnese” / e sarebbe giovedì 16 novembre 1628
“Il secondo giovedì, tornò quel pesciaiolo o un altro messo…” / e siamo a giovedì 23 novembre 1628
“Il terzo giovedì, non si vide nessuno; …” / giovedì 30 novembre 1628
- capitoli dal 20 al 24
due giorni
- capitoli 25 – 26
lieve accelerazione
- capitolo 27
il tempo si ferma per un anno:
“Fino all’autunno del seguente anno 1629, rimasero tutti, chi per volontà, chi per forza, nello stato a un di presso in cui gli abbiam lasciati, senza che ad alcuno accadesse, nè che alcun altro potesse far cosa degna d’esser riferita”.
- capitolo 28
Il tempo scorre velocemente, passando dal:
– 15 novembre 1628, espressamente indicato con una grida di Ferrer: “Ed ecco che, il 15 di novembre, Antonio Ferrer, De orden de Su Excelencia, pubblicò una grida, con la quale, a chiunque avesse granaglie o farine in casa, veniva proibito di comprarne nè punto nè poco, e ad ognuno di comprar pane, per più che il bisogno di due giorni, sotto pene pecuniarie e corporali, all’arbitrio di Sua Eccellenza”;
– 23 novembre 1628, con un’altra grida sul riso: “Il 23 di novembre, grida che sequestra, agli ordini del vicario e de’ dodici di provvisione, la metà del riso vestito (risone lo dicevano qui, e lo dicon tuttora) che ognuno possegga; pena a chiunque ne disponga senza il permesso di que’ signori, la perdita della derrata, e una multa di tre scudi per moggio”;
– 7 dicembre 1628, il governatore fissa il prezzo del riso “a lire dodici il moggio“;
– 15 dicembre 1628, grida di don Gonzalo che proibisce “di portar fuori della città pane, per più del valore di venti soldi; pena la perdita del pane medesimo, e venticinque scudi, et in caso di inhabilità, di due tratti di corda in publico, et maggior pena ancora, secondo il solito, all’arbitrio di S. E.”;
– 22 dicembre 1628 viene pubblicato un ordine simile per le farine ed i grani.
Si fa un balzo dall’inverno alla primavera con il racconto della carestia che pervadeva la città: “Troviamo bensì nelle relazioni di più d’uno storico (inclinati, com’erano, più a descriver grand’avvenimenti, che a notarne le cagioni e il progresso) il ritratto del paese, e della città principalmente, nell’inverno avanzato e nella primavera, quando la cagion del male, la sproporzione cioè tra i viveri e il bisogno, non distrutta, anzi accresciuta da’ rimedi che ne sospesero temporariamente gli effetti, e neppure da un’introduzione sufficiente di granaglie estere, alla quale ostavano l’insufficienza de’ mezzi pubblici e privati, la penuria de’ paesi circonvicini, la scarsezza, la lentezza e i vincoli del commercio, e le leggi stesse tendenti a produrre e mantenere il prezzo basso, quando, dico, la cagion vera della carestia, o per dir meglio, la carestia stessa operava senza ritegno, e con tutta la sua forza“.
Dopo la descrizione di Milano e del Lazzaretto, il narratore ci introduce una digressione sulla situazione storica a livello di potere e ci dice che nel mese di settembre l‘esercito alemanno entra nel ducato di Milano.
- capitoli 29 e 30
settembre – ottobre 1629, il tempo dell’intreccio tace per quello della storia della peste
- capitoli dal 33 al 38
storicamente siamo alla fine agosto 1630 / la peste a Milano e il Lazzaretto / il tempo prosegue con una certa precisione fino alla fine del romanzo con il matrimonio nel novembre 1630 ed il successivo trasferimento nella bergamasca con la nascita della figlia fino all’autunno 1631
Come scorre il tempo nella dinamica dei capitoli
Vediamo com’è la dinamica dei capitoli:
- nei primi due il tempo scorre in modo lineare / 7 e 8 novembre 1628
- nel 3° troviamo due scene: Renzo dall’Azzeccarbugli e l’incontro di Lucia ed Agnese con fra Galdino / 8 novembre 1628
- nel 4° capitolo si ha il flash back, la digressione, su Padre Cristoforo ovvero Lodovico
- nel 5° riprende la linearità dell’azione
- nel 6° troviamo due scene: il colloquio di Padre Cristoforo con don Rodrigo e la progettazione del matrimonio a sorpresa da parte di Agnese / 9 e 10 novembre 1628
- nel 7° abbiamo una doppia trama:
– il matrimonio a sorpresa o notte degli imbrogli
– il rapimento di Lucia architettato da don Rodrigo grazie (lo vediamo con la tecnica del flash back) - nell’8° avvengono quasi contestualmente il matrimonio a sorpresa, che non ha buon fine, come il tentato rapimento di Lucia; quindi Padre Cristoforo arriva in soccorso dei giovani che lasciano Lecco, vedi “Addio Monti“
- nel 9° la storia intreccia l’evento: è l’11 novembre, il giorno di San Martino, e don Rodrigo e il conte Attilio scommettono sul possesso di Lucia, che occupa diversi capitoli fino al 25° ed è vissuto in diversi luoghi:
– Monza / arrivo di Lucia al convento e colloqui tra Lucia e la Monaca di Monza / 11 novembre 1628
– Lecco / don Rodrigo scornato dopo il rapimento andato male scommette con il cugino che Lucia sarà sua - nel 10° digressione su Gertrude
- dall’11° al 14° vediamo Renzo impegnato a Milano tra la rivolta del pane ed i tumulti / 11 novembre 1628
Renzo arriva a Milano
l’assalto ai forni
Renzo all’osteria della luna piena - nell’11° il Griso va a Monza su mandato di don Rodrigo
- nel 16° e 17° Renzo fugge da Milano / 12 novembre 1628
- dal 18° il tempo scorre lineare, salvo alcune digressioni e flash back, con i seguenti dialoghi:
– conte Attilio e conte zio (vedi riassunto cap. 18)
– conte zio – padre provinciale (vedi riassunto capitolo 19)
– Lucia soggiorna dal sarto e disponibilità per Lucia presso la casa di Donna Prassede (vedi riassunto capitolo 25)
Dopo il tempo della storia, il tempo narrativo ritorna alla linearità d’azione nel capitolo 33°, dove Manzoni ci presenta:
– la malattia di don Rodrigo
– la guarigione di Renzo
– viaggio di Renzo a Milano
siamo alla fine di agosto 1630.
Da questo momento in poi e fino all’ultimo il capitolo del romanzo, il 38°, il tempo del racconto prosegue con il tempo della storia.
Si nota chiaramente come il rapporto tempo-azione non è per nulla costante, ma procede verso un andamento lineare man mano che ci si allontana dalla precisione cronologica della prima parte, che vede allinearsi sempre più azioni quando il tempo scorre compatto, senza soluzioni di continuità.
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