La società del Seicento nei Promessi Sposi
Alessandro Manzoni ambienta il suo romanzo I Promessi Sposi nel Seicento e sceglie questo periodo certamente non a caso, anzi ha scelto proprio la società lombarda seicentesca sotto la dominazione spagnola, dandone un quadro polemico.
Agli occhi dell’autore il Seicento lombardo è il trionfo dell’ingiustizia, dell’arbitrio e della prepotenza, da parte del governo, nella condotta politica e nei provvedimenti economici, da parte dell’aristocrazia e delle masse popolari. Vince l’irrazionalità nella cultura, nell’opinione comune e nel costume.
Riportiamo un tratto della lettera di Manzoni all’amico Fauriel del 29 maggio 1822 (vedi anche il realismo storico di Manzoni, lettere a Fauriel)
Il governo più arbitrario combinato con l’anarchia feudale e l’anarchia popolare; una legislazione stupefacente per ciò che prescrive eper ciò che fa indovinare, o racconta; un’ignoranza profonda, feroce, pretenziosa; delle classi con interessi e principi opposti (…); infine una peste che ha dato modo di manifestarsi alla scelleratezza più consumata e svergognata, ai pregiudizi più assurdi e alle virtù più commoventi.
Manzoni: l’Ottocento ed il Seicento
Non dobbiamo però dimenticarci il periodo storico che sta vivendo Manzoni quando decide di scrivere il romanzo. Siamo nel marzo 1821 e ci sono i moti liberali, che l’autore segue con fervore e speranza, come testimonia l’ode Marzo 1821.
Falliti i moti, il 24 aprile Manzoni inizia la stesura del suo romanzo storico. Lo fa proprio nel momento in cui la borghesia progressista comincia la propria rivoluzione nazionale e subisce una prima sconfitta e momentanea battuta d’arresto nella lotta: ecco che Manzoni decide di risalire al passato per cercare le radici dell’arretratezza in cui si trova l’Italia presente, e mediante la critica alla società del Seicento offrire spunti alle classi borghesi per una nuova società da costruire.
Qual è l’ideale di società per Manzoni?
Manzoni parte dalla sua realtà storica, dalla condizione dell’indipendenza nazionale, per la quale servono determinate prerogative, che sono quelle disattese nel periodo del Seicento spagnolo che traccia in maniera polemica nei Promessi Sposi, vediamo quali:
- un saldo potere statale che si opponga alle spinte degli interessi privati e sia in grado di contrastare soprusi e prevaricazioni, mantenendosi al di sopra di connivenze interessate con i gruppi sociali più potenti
- una legislazione razionale ed equa, un sistema giudiziario che sia in grado di farla osservare, tutelando ogni individuo da ogni arbitrio
- una politica economica oculata
- un’organizzazione sociale giusta, senza conflitti e lotta tra le classi, in cui:
– l’aristocrazia ponga al servizio della collettività ricchezze e potenza, in obbedienza ai precetti del cristianesimo, in modo da distribuire equamente i beni
– i ceti medi non siano chiusi nel loro egoismo e non siano strumenti del sopruso e dell’ingiustizia
– le classi più umili e laboriose si rassegnino alla loro condizione rinunciando ad utilizzare la forza per rivendicare i propri diritti
Nel sistema dei personaggi dei Promessi Sposi vediamo questa società come viene rappresentata:
- aristocrazia:
– don Rodrigo e Gertrude rappresentano la funzione negativa dell’aristocrazia, che viene meno alle proprie responsabilità ed utilizza il privilegio della nobiltà in modo oppressivo
– il cardinale Federigo rappresenta invece il modello positivo grazie alla sua attività benefica ed instancabile
– l’Innominato, grazie alla sua conversione e al dedicarsi a proteggere i deboli oppressi, rappresenta il passaggio dell’aristocrazia dalla valenza negativa a quella positiva
- popolo:
– la folla di Milano rappresenta il modello negativo
– Lucia è l’esempio positivo con la sua rassegnazione cristiana
– Renzo rappresenta il passaggio dal negativo al positivo: da un atteggiamento ribelle ed intemperante ad un abbandono fiducioso alla volontà di Dio (si veda il romanzo di formazione di Renzo) - ceti medi:
– don Abbondio e il dottor Azzeccagarbugli sono due esempi negativi
– Padre Cristoforo, che prima di diventare cappuccino era un borghese (vedi riassunto capitolo 4), rappresenta l’esempio positivo
Ottocento e Seicento si mischiano in questo romanzo storico, che per l’autore diventa uno strumento ideale per tradurre in parole i principi che si ispiravano alla battaglia romantica per un rinnovamento della cultura italiana in senso moderno, borghese ed europeo.
Partire dalla storia passata per analizzare la presente e compiere le giuste azioni per il futuro.
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