La Provvidenza nei Promessi Sposi
Si parla di Promessi Sposi e subito salta in mente la Provvidenza.
Sono I Promessi Sposi il romanzo della Provvidenza? Sembra proprio di sì.
Lo scrittore, Alessandro Manzoni, la menziona ben 22 volte nell’intero romanzo.
La troviamo:
- per la prima volta al capitolo VI associata alla figura religiosa di Padre Cristoforo, che dopo aver parlato con Don Rodrigo pensa
“Ecco un filo, – pensava, – un filo che la provvidenza mi mette nelle mani. E in quella casa medesima! E senza ch’io sognassi neppure di cercarlo!”
ci accompagna nello svolgersi degli accadimenti associata ad altri personaggi
- fino all’ultimo capitolo, XXXVIII, dove è Don Abbondio a citarla proprio davanti a Renzo Tramaglino e Lucia Mondella che lo informano della morte di Don Rodrigo
“Vedete, figliuoli, se la Provvidenza arriva alla fine certa gente. Sapete che l’è una gran cosa!”.
Vedremo però più avanti che l’interpretazione provvidenziale della realtà nel romanzo non è mai espressa dal narratore, ma sempre attraverso i personaggi.
Perché la Provvidenza?
Alessandro Manzoni (1785 – 1873) ha avuto una formazione classica presso istituti religiosi ed è vissuto a cavallo di due secoli fortemente diversi l’uno dall’altro.
La sua produzione letteraria rispecchia un percorso ideologico che si situa sullo sfondo delle vicende politiche e culturali proprie del Settecento e dell’Ottocento: non vive il momento della fiducia illuministica nel progresso e nell’azione politica liberatrice, ma quello della delusione e della crisi dell’Illuminismo.
Manzoni era un uomo di lettere, un cattolico liberal-moderato, che perseguiva la ricerca del vero: era mosso dal desiderio di cercare dentro la storia il senso della storia stessa, ragionando con un’ottica cristiana.
Proprio la storia è la protagonista dei Promessi Sposi, intesa come rapporto tra umili e potenti, che ci racconta la società lombarda del Seicento.
I personaggi si muovono all’interno di questo contesto sociale, economico e politico:
- gli umili sono vittime dei potenti: Renzo e Lucia sono vittime della violenza della storia che si manifesta
- con il sopruso dei “potenti”: don Rodrigo, la monaca di Monza, l’Innominato
ma la fede nella divina Provvidenza, intesa come la mano di Dio che interviene nelle vicende umane, li porta a comprendere che i guai cercati o subiti devono essere accettati e che “la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore“.
La Provvidenza nei Promessi Sposi è sempre associata alla figura degli umili:
- fra Cristoforo
- Renzo
- Lucia
- don Abbondio
Renzo e Lucia hanno una concezione elementare ed ingenua della provvidenza, che identifica virtù e felicità. Per loro Dio interviene infallibilmente a difendere e premiare i buoni per garantire la giustizia.
Nella visione teologica di Manzoni, invece, virtù e felicità possono coincidere solo nella prospettiva dell’eterno: solo alla fine dei tempi si avrà la certezza che i buoni verranno premiati ed i malvagi puniti.
Secondo l’autore la provvidenzialità dell’ordine divino del mondo non consiste nell’assicurare la felicità ai buoni, ma risiede nel fatto che proprio la sventura fa maturare in essi più alte virtù e consapevolezza.
La “provvida sventura” ritorna centrale e solo alla fine di tutto le varie vicissitudini abbiamo anche l’approdo del percorso interiore dei personaggi, che giungono a maturare una visione più profonda della provvidenza, rendendosi conto che la sventura può colpire anche le persone più innocenti, ma che la “fiducia in Dio” la rende utile “per una vita migliore“.
SCOPRI – VISITA ISTRUZIONE LUOGHI MANZONIANI format eccoLeccoLa Provvidenza nei Promessi Sposi: dove la incontriamo?
Vediamo quando la incontriamo nel romanzo:
- cap. VI – 1 volta
la provvidenza mette un filo nelle mani di padre Cristoforo
“Ma quella così inaspettata esibizione del vecchio era stata un gran ristorativo per lui: gli pareva che il cielo gli avesse dato un segno visibile della sua protezione. “Ecco un filo, – pensava, – un filo che la provvidenza mi mette nelle mani. E in quella casa medesima! E senza ch’io sognassi neppure di cercarlo!“ - cap. VIII – 1 volta
Menico attribuisce alla provvidenza il fatto di incontrare Renzo, Lucia e Agnese che fuggono dalla abitazione di don Abbondio e li avvisi del pericolo che stanno correndo tornando a casa di Agnese
“– Cosa c’è d’altro? – domandava Renzo. Lucia, tutta smarrita, taceva e tremava.
– C’è il diavolo in casa, – riprese Menico ansante. – Gli ho visti io: m’hanno voluto ammazzare: l’ha detto il padre Cristoforo: e anche voi, Renzo, ha detto che veniate subito: e poi gli ho visti io: provvidenza che vi trovo qui tutti! vi dirò poi, quando saremo fuori.“
- cap. XIV – 3 volte
è la provvidenza a procurare a Renzo il pane che lo stesso mangerà poi all’osteria della Luna piena dove si ferma con lo sconosciuto incontrato durante il viaggio da Lecco
“Eh, sì; – rispose il giovine: – non sono un signorino avvezzo a star nel cotone: qualcosa alla buona da mettere in castello, e un saccone, mi basta: quel che mi preme è di trovar presto l’uno e l’altro. Alla provvidenza!
– Ed entrò in un usciaccio, sopra il quale pendeva l’insegna della luna piena.
– Bene; vi condurrò qui, giacché vi piace così, – disse lo sconosciuto; e gli andò dietro.”
” Al pane, – disse Renzo, ad alta voce e ridendo, – ci ha pensato la provvidenza -. E tirato fuori il terzo e ultimo di que’ pani raccolti sotto la croce di san Dionigi, l’alzò per aria, gridando: – ecco il pane della provvidenza!“
- cap. XVI – 2 volte
Renzo all’osteria ascolta un mercante raccontare i fatti di Milano poi paga e si allontana
“La gente? anderà a vedere, – disse il mercante.
– Avevan tanta voglia di veder morire un cristiano all’aria aperta, che volevano, birboni! far la festa al signor vicario di provvisione. In vece sua, avranno quattro tristi, serviti con tutte le formalità, accompagnati da’ cappuccini, e da’ confratelli della buona morte; e gente che se l’è meritato. È una provvidenza, vedete; era una cosa necessaria. Cominciavan già a prender il vizio d’entrar nelle botteghe, e di servirsi, senza metter mano alla borsa; se li lasciavan fare, dopo il pane sarebbero venuti al vino, e così di mano in mano… ”
“a guida della Provvidenza”
“Renzo colse l’occasione, chiamò l’oste con un cenno, gli chiese il conto, lo saldò senza tirare, quantunque l’acque fossero molto basse; e, senza far altri discorsi, andò diritto all’uscio, passò la soglia, e, a guida della Provvidenza, s’incamminò dalla parte opposta a quella per cui era venuto.”
- cap. XVII – 6 volte
Renzo cammina verso l’Adda, trova un capanno
“prima però sdraiarsi su quel letto che la Provvidenza gli aveva preparato, vi s’inginocchiò, a ringraziarla di quel benefizio“,
Renzo una volta nel Bergamasco si domanda come sarà il suo futuro in questo periodo di crisi e si risponde
“E poi, la Provvidenza m’ha aiutato finora; m’aiuterà anche per l’avvenire“,
Renzo dona gli ultimi denari ai mendicanti dicendo
“La c’è la Provvidenza! – disse Renzo; e, cacciata subito la mano in tasca, la votò di que’ pochi soldi; li mise nella mano che si trovò più vicina, e riprese la sua strada” e ancora “… la Provvidenza aveva tenuti in serbo proprio gli ultimi quattrini d’un estraneo, fuggitivo, incerto anche lui del come vivrebbe“,
Renzo stringe la mano del cugino Bortolo
“L’ho detto io della Provvidenza!”,
il narratore commenta il fatto che Renzo abbia trovato lavoro nel filatoio del cugino
“E fu veramente provvidenza; perché la roba e i quattrini che Renzo aveva lasciati in casa, vedremo or ora quanto fosse da farci assegnamento.“ - cap. XXIV – 2 volte
Lucia viene accolta a casa del sarto e ricorda il voto di castità mentre era prigioniera dell’Innominato
“La lontananza di Renzo, senza nessuna probabilità di ritorno, quella lontananza che fin allora le era stata così amara, le parve ora una disposizione della Provvidenza, che avesse fatti andare insieme i due avvenimenti per un fine solo; e si studiava di trovar nell’uno la ragione d’esser contenta dell’altro. E dietro a quel pensiero, s’andava figurando ugualmente che quella Provvidenza medesima, per compir l’opera, saprebbe trovar la maniera di far che Renzo si rassegnasse anche lui, non pensasse più… ” - cap. XXV – 1 volta
Agnese e Lucia parlano mentre sono ospiti a casa del sarto e il narratore ci dice che i disegni della figlia
“eran ben diversi da quelli della madre, o, per dir meglio, non n’aveva; s’era abbandonata alla Provvidenza.” - cap. XVIII – 1 volta
digressione storica sulla guerra di successione per il ducato di Mantova
“Da tutti i portamenti di don Gonzalo, pare che avesse una gran smania d’acquistarsi un posto nella storia, la quale infatti non poté non occuparsi di lui; ma (come spesso le accade) non conobbe, o non si curò di registrare l’atto di lui più degno di memoria, la risposta che diede al Tadino in quella circostanza. Rispose che non sapeva cosa farci; che i motivi d’interesse e di riputazione, per i quali s’era mosso quell’esercito, pesavan più che il pericolo rappresentato; che con tutto ciò si cercasse di riparare alla meglio, e si sperasse nella Provvidenza.” - cap. XXX – 1 volta
arrivano le truppe tedesche e Agnese suggerisce a don Abbondio di chiedere rifugio all’Innominato convertito, durante il viaggio don Abbondio agitato dice
– “Chetatevi un po’, …ché già le chiacchiere non servono a nulla. Quel ch’è fatto è fatto: ci siamo, bisogna starci. Sarà quel che vorrà la Provvidenza: il cielo ce la mandi buona.”
- cap. XXXIV – 2 volte
la peste è arrivata in città e Renzo sapendo che Lucia si trova al Lazzaretto vuole andare da lei e sale su un carro, ci dice il narratore
“Ancor mezzo affannato, e tutto sottosopra, ringraziava intanto alla meglio in cuor suo la Provvidenza, d’essere uscito d’un tal frangente, senza ricever male né farne;” e subito dopo “Gli venne subito in mente che di lì s’andava diritto al lazzeretto; e questo trovarsi sulla strada giusta, senza studiare, senza domandare, l’ebbe per un tratto speciale della Provvidenza, e per buon augurio del rimanente.”
- cap. XXXVI – 1 volta
storia della mercantessa che ha perso marito e figli a causa della peste a al Lazzaretto diventa amica di Lucia
“Lucia aveva aderito, pensate con che gratitudine per lei, e per la Provvidenza; ma soltanto fin che potesse aver nuove di sua madre, e sapere, come sperava, la volontà di essa. “
- cap. XXXVIII – 1 volta
don Abbondio, saputo che don Rodrigo era morto, rivolgendosi a Renzo e Lucia dice
“Ah! è morto dunque! è proprio andato! … Vedete, figliuoli, se la Provvidenza arriva alla fine certa gente. Sapete che l’è una gran cosa! un gran respiro per questo povero paese! che non ci si poteva vivere con colui.”
Definizione di Provvidenza
Ecco la definizione del dizionario Treccani che ci rimanda anche al romanzo di Manzoni:
provvidènza (ant. providènza, provvidènzia, providènzia, provvedènza e provedènza) s. f. [dal lat. providentia, propr. «previdenza, prudenza», e per metonimia «Provvidenza divina»]. – 1. ant. L’essere provvidente, il saper prevedere e provvedere, con saggezza e avvedutezza, alle proprie e alle altrui necessità: però n’è data la provedenza che riguarda oltre, a quello che può avvenire (Dante); la semplicità di messer Nicia mi fa sperare, la providenzia e durezza di Lucrezia mi fa temere (Machiavelli). 2. Nel linguaggio filos. e religioso, il governo del mondo e della storia degli uomini per opera di un essere divino (o di un principio superiore), il quale realizza i suoi piani secondo fini che trascendono i singoli e possono restare incomprensibili alla ragione umana: le vie della p.; i doni della p.; sperare nella p.; ecco un filo, pensava, un filo che la provvidenza mi mette nelle mani (Manzoni).
Immagine di Copertina: © Raccolta d’arte della Galleria Comunale d’Arte dei Musei Civici di Lecco
Autore: anonimo – Ambito culturale: ambito lombardo – post 1850 – ante 1899
Articolo aggiornato il 28 Giugno 2022 da eccoLecco