Parco Regionale del Monte Barro
Tra Lecco e la Brianza il monte con la più alta biodiversità in Lombardia
Il Parco Regionale del Monte Barro:
- prende il nome dal suo massiccio calcareo-dolomitico: il Monte Barro (922 metri)
- si trova a Lecco e in mezzo al ramo orientale del lago di Como e i laghi Briantei: lago di Annone, lago di Pusiano, lago del Segrino, lago di Alserio
- è nato nel 1983
- dal 2000 è Sito di Importanza Comunitaria (SIC) per la tutela di flora, fauna e habitat
- dal 2000 è Zona di Protezione Speciale (ZPS) per la tutela dell’avifauna
- presenta la più alta diversità floristica in Lombardia: circa 1200 piante
- ospita il parco archeologico dei Piani di Barra, insediamento di epoca gota risalente alla fine del V – inizio del VI secolo d. C
- ospita il Museo Archeologico del Barro (MAB)
- ospita il Museo Etnografico dell’Alta Brianza (MEAB)
- ospita la stazione ornitologica di Costa Perla
- ha come simbolo la Pulsatilla montana, un anemone di colore viole che troviamo nel parco
Il Parco regionale del monte Barro: vegetazione e flora
Il Parco regionale del monte Barro ospita una ricchezza floristica eccezionale: in meno di 700 ettari si trovano circa 1200 specie di piante.
Una biodiversità unica, tanto che il parco è un Sito di Importanza Comunitaria, ossia una delle aree europee ritenute di maggior importanza per la conservazione della natura ed è il monte con la maggiore biodiversità floristica di tutta la Lombardia.
Sul Monte Barro la vegetazione è molto variegata, con numerose tipologie concentrate all’interno di uno dei più piccoli parchi regionali. Si possono infatti osservare:
- boschi submediterranei
- boschi mesofili
- praterie magre
- praterie delle rocce carbonatiche
- stipeti
I boschi submediterranei
I boschi submediterranei rappresentano la vegetazione forestale tipica dei versanti più soleggiati e secchi del Monte Barro, infatti si sviluppa infatti su suoli calcarei, aridi e spesso superficiali.
Nello strato arboreo, la flora che troviamo e possiamo vedere è composta soprattutto da:
- roverella (Quercus pubescens)
- carpino nero (Ostrya carpinifolia)
- orniello (Fraxinus ornus)
- maggiociondolo (Laburnum anagyroides)
- sorbo montano (Sorbus aria) con le caratteristiche foglie a pagina inferiore bianca
Tra gli arbusti possiamo osservare:
- il pero corvino (Amelanchier ovalis), particolarmente attraente in primavera quando si colora di bianco grazie ai suoi fiori
- il sommacco selvatico (Cotynus coggygria) riconoscibilissimo in autunno quando le foglie si colorano interamente di rosso.
Infine lo strato erbaceo ospita le specie tipiche dei prati da sfalcio e delle praterie calcaree e specie maggiormente legate al bacino mediterraneo. Tra queste si segnalano:
- il ciclamino (Cyclamen purpurascens)
- la frassinella (Dictamus albus) dall’intenso aroma di limone
- la rosa di Natale (Helleborus niger) che in inverno mostra i suoi grandi fiori bianchi.
I boschi mesofili
I boschi mesofili (vedi significato di mesofilo) li troviamo su suoli profondi e ricchi di nutrienti ed hanno una particolare ricchezza floristica.
Tra gli alberi possiamo trovare:
- la rovere (Quercus petraea)
- il castagno (Castanea sativa)
- i maestosi faggi (Fagus sylvatica) particolarmente abbondanti nella Val Faèe che ne prende il nome e presenti nei pressi dell’Eremo con esemplari monumentali alti anche più di 30 metri.
- il tiglio nostrano (Tilia platyphyllos)
- il tiglio selvatico (Tilia cordata)
Tra gli arbusti si trovano:
- il nocciolo (Corylus avellana)
- il biancospino (Crateagus monogyna)
- il ligustro (Ligustrum vulgare)
- il caprifoglio peloso (Lonicera xilosteum)
Nel sottobosco si osservano molte specie a foglie grandi che si sono adattate a vivere all’ombra della fitta copertura arborea, come:
- la barba di capra (Aruncus dioicus)
- la salvia vischiosa (Salvia glutinosa) con fiori gialli ed appiccicosi
- la lattuga montana (Prenanthes purpurea) con fiori piccoli e rosso scuro.
Lo strato erbaceo ci offre specie a fioritura precoce quali:
- l’erba trinità (Hepatica nobilis)
- la pervinca (Vinca minor)
- la primula comune (Primula vulgaris)
Se ci spostiamo più in alto, aumenta l’altitudine e troviamo praterie, in particolare prati magri e praterie delle rocce carbonatiche.
Le praterie magre
Le praterie magre o prati magri li troviamo sul versante orientale e meridionale della metà superiore del Monte Barro.
L’aggettivo stesso, magro, ci fa capire come in questi prati non venga effettuata attività né di irrigazione né di concimazione.
Perché abbiamo queste praterie? La risposta la troviamo se andiamo a guardare indietro nel tempo, infatti l’uomo fin dall’antichità ha disboscato e mantenuti tali i prati per utilizzarli come pascolo e produrre foraggio.
Attualmente il mantenimento delle praterie magre è compito dell’azione umana (non attività agricola produttiva) anche oggi, altrimenti il bosco prenderebbe il sopravvento.
I prati magri sono davvero spettacolari e se ci camminate, salendo o scendendo verso la vetta del monte Barro, potete restare davvero incantati dalla bellezza e particolarità dei fiori che potete vedere: circa 25-40 specie per metro quadrato. Vediamo cosa possono ammirare i nostri occhi:
- l’ orchidea maschia (Orchis mascula) in primavera
- l’orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis) in primavera
- l’enula scabra (Inula hirta) dai bei fiori gialli
- il giaggiolo susinario (Iris graminea) così chiamato per il particolare profumo dei suoi fiori
- la vulneraria (Anthyllis vulneraria)
- la salvia comune (Salvia pratensis)
- il forasacco eretto (Bromus erectus)
Le praterie delle rocce carbonatiche
Le praterie delle rocce carbonatiche si trovano lungo i versanti a media esposizione, su terreni calcarei (alti valori di pH, ossia bassa acidità) con moderata aridità.
Sono ambienti molto particolari, infatti presentano suoli eterogenei, discontinui e pietrosi, che generano una varietà di microambienti e che permettono la crescita di piante con esigenze diverse su un’area di dimensioni ridotte.
Tra le specie erbacee possiamo incontrare le graminoidi che caratterizzano la prateria, come:
- la sesleria comune (Sesleria varia)
- la carice minore (Carex humilis)
- la carice candida (Carex baldensis)
- l’aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana)
- l’erba regina (Telekia speciosissima)
- la pulsatilla alpina (Pulsatilla alpina), distinguibile da quella montana simbolo del Parco, per la presenza di fiori bianchi
- le vedovelle alpine (Globularia nudicaulis)
- la genziana di Clusius (Gentiana clusii)
- e la splendida e rara peonia selvatica (Paeonia officinalis)
Per quanto riguarda invece gli arbusti questo ambiente è caratterizzato dalla presenza di piccoli cespugli:
- ranno spinoso (Rhamnus saxatilis)
- poligala falsobosso (Polygala chamaebuxus)
- erica carnicina (Erica carnea)
Gli stipeti
Gli stipeti si sviluppano sulle creste e sui versanti del Monte Barro quindi sono sottoposti ad un’intensa radiazione solare.
Il suolo è sassoso e arido con presenza di rocce affioranti. La vegetazione discontinua è ricca di specie elio-xerofile, ovvero adatte a vivere con un elevato grado di luminosità e di siccità dell’ambiente.
Quali fiori possiamo incontrare in queste zone?
- il lino delle fate (Stipa pennata) la fa da padrone, il nome magico ci fa intuire il perché del nome: le sue infiorescenze piumose e candide
- il forasacco eretto (Bromus erectus)
- il paleo rupestre (Brachypodium rupestre)
- il paleo alpino (Koeleria macrantha)
- la stellina purpurea (Asperula purpurea)
- e varie specie di garofani tra cui il garofano di Seguier (Dianthus seguieri)
Vi sono poi specie a portamento prostrato-strisciante come:
- il timo di Froelich (Thymus froelichianus)
- il camedrio comune (Teucrium chamaedrys)
- le vedovelle celesti (Globularia cordifolia)
Il Monte Barro e le specie endemiche
L’alta biodiversità che troviamo sul Monte Barro deriva dalla storia di questo territorio e in particolare dalle glaciazioni e quindi le conseguenti variazioni climatiche collegate.
Durante le glaciazioni lo strato di ghiaccio copriva il Monte Barro fino ad un’altezza di 850 metri (su 922) causando così fenomeni di isolamento geografico che hanno consentito la nascita di nuove specie: le cosiddette specie endemiche.
Considerando quanto abbiamo appena detto, si capisce come queste specie si trovano solo in particolari zone del Monte Barro.
Il botanico Giovanni Fornaciari ha individuato 33 specie endemiche che rappresentano la flora nobile del monte, tra queste alcune devono essere particolarmente tutelate per evitare la loro scomparsa: l’alpina aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana), la primula di Lombardia (Primula glaucescens) e il raponzolo di roccia (Physoplexis comosa).
Tutte queste specie vivono sulle rupi e in zone sassose.
Se vuoi saperne di più visualizza e scarica la guida del Parco Regionale del Monte Barro
Cosa visitare e vedere nel Parco del Monte Barro
Il Parco del Monte Barro concentra nel suo territorio anche siti di interesse naturalistico, storico, archeologico e paesaggistico. Le campagne di scavo archeologico ai Piani di Barra hanno messo in luce, unico esempio in Italia, un vasto e articolato insediamento residenziale e militare di età gota (V-VI secolo), i cui principali manufatti sono esposti nell’Antiquarium presso il Museo Archeologico del Monte Barro.
Il Museo Etnografico dell’Alta Brianza, realizzato nel borgo medievale di Camporeso, rappresenta un polo di notevole interesse, che documenta la vita quotidiana delle classi popolari del Lecchese e della Brianza.
Data la sua posizione strategica inoltre il Monte Barro costituisce punto di passaggio per numerose specie di uccelli che vengono monitorati e studiati nella Stazione Ornitologica di Costa Perla, un ex roccolo riconvertito in osservatorio scientifico.
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Bibliografia per parte legata alla vegetazione : guida del Parco Regionale del Monte Barro (vedi link sopra)
Articolo aggiornato il 8 Giugno 2022 da eccoLecco